Ci sono date che i tifosi non dimenticano: il 5 maggio per gli interisti, il 25 maggio per i milanisti, il 14 maggio per gli juventini. Sempre di maggio si parla, perché è a maggio che si chiudono i conti con l’annata quasi finita, è a maggio che si festeggia o ci si deprime. E sempre di dolorose sconfitte si parla. Il 14 maggio per i bianconeri è IL giorno triste per eccellenza. E grazie, quando mai un giorno di pioggia è allegro?
Una stagione complicata
Stagione 1999-2000. La Juventus di Ancelotti sogna di inaugurare il nuovo secolo con il 26esimo scudetto, ma la stagione non è delle più semplici. I bianconeri partono bene, si aggiudicano il titolo d’inverno e vanno poi in fuga alla fine della stagione fredda, arrivando ad avere 9 punti di vantaggio sulla Lazio, seconda. Ma a marzo qualcosa si rompe, e le prime avvisaglie arrivano dalla Coppa UEFA: agli ottavi c’è il Celta Vigo, l’andata a Torino si chiude sull’1-0 ma in Galizia i bianconeri vanno incontro ad una figuraccia storica, perdendo per 4-0 e salutando la competizione. Una serata storta? Forse, ma che lascia segni importanti, visto che a fine mese i torinesi incappano in altre due sconfitte consecutive pesantissime, contro il Milan (doppietta di Shevchenko) e poi in casa nello scontro diretto contro la Lazio (0-1, gol di Diego Simeone). Il +9 diventa +3, ma la Juve non molla e mette in fila 3 vittorie di fila prima del nuovo capitombolo in casa del Verona. Quando mancano due partite alla fine, la Lazio è a -2. La penultima giornata è segnata dalle polemiche: al Delle Alpi c’è il Parma, i padroni di casa passano con Del Piero ma nel finale l’arbitro De Santis ferma l’azione dei ducali che si conclude con la rete di Cannavaro. Il Parma protesta, la Lazio – che vince 3-2 a Bologna e si tiene in corsa – pure, si parla apertamente di campionato falsato.
Scende in campo Collina
Non è certo un caso che ad arbitrare la decisiva Perugia – Juventus sia designato Pierluigi Collina. Nel 2000 l’arbitro glabro è già riconosciuto come uno dei migliori direttori di gara al mondo, ha già arbitrato una finale di Champions League, è quasi un’icona globale, la cui fama va oltre gli appassionati di calcio. E soprattutto, viene considerato una garanzia di indipendenza di giudizio e di equità. In settimana fioccano le polemiche contro Big Luciano Moggi e il clima è infuocato. Una manifestazione di protesta dei tifosi laziali – che minacciano di sabotare anche il Giro d’Italia - viene contenuta dalla polizia a suon di lacrimogeni. Per fortuna arriva la domenica e la parola passa al campo.
Verso lo spareggio
Ore 15, calcio d’inizio. Juve a Perugia, Lazio all’Olimpico contro la Reggina. Le due avversarie sono già salve e non hanno niente da chiedere al campionato, difficile pensare che una delle due possa vestire i panni di ago della bilancia. Ma al Renato Curi il Perugia se la gioca e non sembra disposta a porgere ai bianconeri i tre punti su di un vassoio di argento.
La prima occasione è per l’ex Amoruso, la Juventus replica con Pippo Inzaghi e poi con Zidane, che sfiora in due occasioni il gol. Intanto la Lazio passeggia sui calabresi e chiude il primo tempo avanti per 2-0 grazie ai rigori realizzati da Simone Inzaghi e Juan Sebastián Verón. Intervallo anche a Perugia, dove inizia a piovere. Lazio e Juventus sono a pari punti, finisse così si andrebbe allo spareggio.
Il nubifragio
Ma la pioggia di Perugia non è un semplice temporale primaverile. Piove forte sul Renato Curi e non accenna a smettere e mentre a Roma inizia il secondo tempo (con 15′ di ritardo, nel tentativo di aspettare l’inizio dell’altra gara), Collina scende in campo una, due, tre, quattro volte a controllare lo stato del terreno di gioco, impraticabile. All’Olimpico Simeone chiude il conto siglando il 3-0, a Perugia i tifosi abbandonano lo stadio dando per scontata la sospensione. Che invece non arriva. Chi invece non abbandona lo stadio sono i tifosi laziali, che nel frattempo hanno invaso il campo e aspettano notizie dall’Umbria, dove la Juventus spinge per il rinvio. Ma Collina non è d’accordo, perché lentamente la situazione del campo sta migliorando. E dopo 71′ di sospensione, il match può ricominciare. Il terreno di gioco è un acquitrino che non favorisce lo spettacolo, ma si va avanti lo stesso.
La chiave dell’incontro è il 4′. Punizione di Milan Rapaijc dalla tre quarti sinistra, il croato scaglia il pallone verso il centro dell’area dove Antonio Conte cerca il disimpegno di testa ma finisce per fornire uno splendido assist per Alessandro Calori. Il difensore centrale, salito in area per sfruttare la sua stazza, stoppa di petto e senza far cadere la palla a terra conclude di destro. La palla rotola vicino al palo destro, Van der Sar nemmeno si muove. I ragazzi di Carletto Mazzone si portano in vantaggio e in questo momento la Lazio è campione d’Italia.
La fatal Perugia
La Juventus non ci sta e si lancia disordinatamente all’attacco alla ricerca del gol che vorrebbe dire almeno spareggio. Ma gli uomini di Ancelotti peccano di lucidità, caricano a testa bassa e ci provano soprattutto da fuori con Davids, Conte e Inzaghi, ma la mira è sballata. A complicare il tutto arriva l’espulsione di Zambrotta, che, appena subentrato a Pessotto, rimedia due cartellini gialli in 7′. L’assalto alla porta difesa da Mazzantini continua, non è più una partita ma il tiro al bersaglio di un cecchino stravolto. L’occasione più ghiotta capita sui piedi di Inzaghi, libero in area, ma il suo tiro al volo a pochi metri da Mazzantini finisce in curva. É l’ultimo assalto, i bianconeri non ne hanno più. Alle 18.04, tre ore dopo il fischio d’inizio, Collina fischia tre volte e la festa può cominciare. Ma all’Olimpico.
Il giorno dopo
Per il popolo bianconero è un giorno di quasi lutto. Per l’altra metà del tifo italiano, anche per i non laziali, giustizia è fatta, anche e soprattutto grazie a Collina, che ha avuto le palle di non cedere alla pressione della Juve che voleva il rinvio e che ha pure espulso Zambrotta. Non a caso, per molti giornali il giorno dopo l’arbitro è il migliore in campo. Alla fine anche gli juventini hanno poco da dire, forse perché quello scudetto lo ha perso solo la Juve pagando in moneta sonante un calo fisico e mentale immenso, probabilmente dovuto alla partecipazione della squadra all’Intertoto, con esordio il 17 luglio. L’unica soddisfazione dei bianconeri consiste nel fatto che la sconfitta di Perugia è la prova lampante che non esisteva alcun sistema Moggi, ma anche quella piccola soddisfazione verrà spazzata via 6 anni più tardi.
14 maggio 2000, Perugia, Stadio Renato Curi – Arbitro: Collina | |
Perugia 1 | Juventus 0 |
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Mazzantini | Van der Sar |
Bisoli | Ferrara |
Calori 49′ | Montero |
Materazzi | Iuliano |
Esposito | Conte 74′ Esnaider |
Tedesco | Tacchinardi 58′ Kovacevic |
Olive | Davids |
Milanese | Pessotto 65′ Zambrotta |
Alenitchev 63′ Sogliano | Zidane |
Amoruso 77′ Melli | Del Piero |
Rapaijc 87′ Campolo | F. Inzaghi |
All. Mazzone | All. Ancelotti |
In Italia, c’è sempre qualcuno che paga per tutti e gli altri si lavano così la coscienza.
Restituite gli scudetti alla Juve!