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Azzurro tenebra di Giovanni Arpino
Prendiamo Azzurro tenebra e consideriamolo per quello che è: l’unico vero romanzo calcistico italiano. É la trascrizione più o meno fedele di un paio di settimane passate nella tremenda estate tedesca, a seguire – da giornalista – le imprese di una delle nazionali azzurre di calcio più disgraziate di sempre.
Una squadra vecchia, imborghesita e priva di palle, lacerata da conflitti interni ed esterni che in campo si traducono in risultati a dir poco deludenti: 3-1 stentato contro Haiti, un faticosissimo 1-1 con l’Argentina e – ciliegina sulla torta – la sconfitta per 2-1 per mano della Polonia che vale la fine dell’avventura.
La scrittura di Arpino è immensa. Il romanzo parla di calcio ma è perfetto anche se non avete la minima idea di come funzioni il fuorigioco: il pallone è solo un pretesto, ma non lo sono i meravigliosi personaggi, da “Giacinto” Facchetti a Carlo “Gauloise” Parola passando per l’immenso Enzo “Vecio” Bearzot.
Azzurro tenebra di Giovanni Arpino
BUR, 2010 -
The damned Utd di David Peace
Mai fidarsi degli strilli sulle copertine dei libri, sono solo specchietti per allodole. Ma sull’edizione inglese di questo libro c’è un certo Rick Broadbent del Times che la spara grossa, definendolo probably the best novel ever written about sport. Dopo la lettura, credo che il buon Broadbent non ci sia andato poi troppo lontano.
Due romanzi in uno, che procedono parallelamente. Il primo inizia quando l’altro finisce. Il primo romanzo parla dei 44 giorni passati da Brian Clough alla guida del Leeds United, il secondo di tutto quello che ha portato a quei 44 giorni. 6 settimane passate alla guida della squadra più odiata, 6 settimane alla guida della sua squadra, dove per sua si intende di Don Revie, ex allenatore del Leeds passato alla guida della Nazionale e nemesi di Clough. Nemesi che diventa ossessione e consapevolezza di non poterlo sostituire nel cuore dei giocatori e del tifo. Una battaglia persa in partenza, ma comunque combattuta strenuamente per 44 fottuti giorni.
Arrogante e geniale, sociopatico e alcolista, intrattabile e socialista, perdente e vincente. Clough è stato questo e David Peace è riuscito a mettere in luce tutto questo con un piglio strepitoso, con una scrittura iterativa ma mai noiosa. Clough avrà modo poi di rifarsi portando il Notthingham Forest sul tetto d’Europa, ma fino al suo ultimo giorno avrà pensato a quei 44 maledetti giorni, c’è da scommetterci.
The damned Utd di David Peace
Faber and Faber, 2007Il maledetto United di David Peace
Il Saggiatore, 2013 -
Soccernomics di Simon Kuper e Stefan Szymanski
Piaccia o non piaccia, il calcio oggi è fatto soprattutto di business e di dati. Certo, ancora oggi le partite vengono spesso decise dall’aleatorio colpo di un campione in grado davvero di fare la differenza, ma al netto di queste incognite statistiche una buona parte del nostro sport preferito può essere spiegata razionalmente e in maniera prevedibile da due fattori: soldi e dati statistici.
Su questa linea Kuper e Szymanski hanno sviluppato questo saggio imprescindibile per chi vuole capirci davvero qualcosa del calcio moderno. In maniera semplice ed immediata, gli autori ci spiegano perché la Spagna domina a livello internazionale, perché l’Inghilterra – al contrario – da sempre arranca ad affermarsi nelle occasioni che contano oppure perché il calcio non è un buon business e perché gli economisti temono i calci di rigore.
Da divorare sperando comunque che i campioni che cambiano le sorti di un match non scompaiano mai, e che continuino ad essere schegge impazzite in grado di evitare che il calcio diventi un mero 2+2=4. Che ce lo guardiamo a fare, altrimenti?
Soccernomics di Simon Kuper e Stefan Szymanski
Harper Collins, 2009 -
Fùtbol di Osvaldo Soriano
Se il calcio è poesia, lo si deve anche al grande Osvaldo Soriano. Nato a Mar del Plata nel 1943, giornalista dichiaratamente di sinistra e tifoso del San Lorenzo, Soriano si è cimentato tanto con la letteratura “classica” (da lacrime agli occhi robe come Triste, solitario y final e Un’ombra ben presto sarai) quanto con l’arte dei racconti a carattere sportivo, calcistico in maniera particolare. Con questi ultimi crea un mondo meraviglioso, dove la realtà si mischia con la fantasia in maniera così armoniosa che ad un certo punto diventa difficile ricordare cosa è reale e cosa no, ricordare chi è esistito davvero tra Obdulio Varela e Arístides Reynoso.
Il sudamerica diventa il più grande e polveroso campo di pallone della storia sul quale trotterellano calciatori che sembrano gauchos dal destino segnato, che fanno sorridere o piangere e a volte entrambe le cose insieme. C’è Maradona e c’è il mister Peregrino Fernandez, c’è Butch Cassidy e l’ombra lunga di Videla, c’è un Argentina che sgomita, arranca, cade, soffre ma che alla fine si rialza. Anche grazie al calcio.
Fùtbol di Osvaldo Soriano
Einaudi, 2006 -
Fever pitch di Nick Hornby
Per chi ha la mia età (il famoso mezzo del cammin di nostra vita, che solo a pensarci mi vengono i brividi) e un simile background culturale fatto di letteratura, musica indie e calcio, Nick Hornby è stato per lungo tempo qualcuno che raccontava chi eri. Oggi, sinceramente, è un po’ diverso, ma non per questo mi sento in diritto di ripudiare qualcuno che ha scientificamente messo bianco su nero le passioni e le ossessioni di un paio di generazioni.
Fever pitch ha rappresentato l’inizio dell’avventura hornbiana. Una sorta di memoir leggero e ambizioso dedicato all’ossessione per i colori biancorossi dell’Arsenal, scandito dalle partite che vanno a comporre la storia – se non dei Gunners – del buon Hornby. Alla fine forse è questo il senso della passione per il calcio, passione che spesso e volentieri sfonda i propri confini per entrare nel terreno della malattia: ordinare i propri ricordi con l’aiuto delle partite che non dimenticherete mai, scoprendo ad esempio che vi ricordate dell’anno in cui avete traslocato non perché nello stesso anno avete avuto quella storia fugace con la biondina conosciuta in libreria, ma perché nello stesso anno la Nazionale è stata sbattuta fuori dagli Europei grazie al biscottone.
Fever pitch di Nick Hornby
Viking, 2010Febbre a 90° di Nick Hornby
Guanda, 2001
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