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Paisà contro.
Italia – Argentina ai mondiali (1982)

1982. Si stanno giocando i mondiali di Spagna. È il 29 giugno e l’Italia non vince una partita da oltre sei mesi. Una volta terminato il mondiale, gli azzurri porteranno a casa il primo incontro verso la fine del 1983, contro la Grecia. In mezzo, però, vincono quattro partite che marcano a caratteri indelebili la storia del calcio. La prima di queste partite è proprio Italia – Argentina.

MONDIALE 1982: STAIRWAY TO HEAVEN

Nel quadriennio che separa le edizioni del mondiale, le due nazionali oggetto di questa saga si sono incontrate in amichevole. E’ accaduto a Roma, il 26 maggio del 1979. Partita piacevole, terminata due a due e sorprendentemente immortalata dal grande schermo, seppur con qualche licenza poetica (Kempes non giocava). L’Argentina si porta in vantaggio con Valencia. Poi c’è un fantastico gol di Causio: riceve una rimessa laterale, supera il difensore con un pallonetto e sempre al volo scaglia un sinistro all’incrocio. Rossi porta in vantaggio l’Italia, poi Passarella fissa il risultato su rigore abbastanza generoso.

L’ottima prova dell’Italia contro i campioni del mondo è indicativa del buon livello della squadra in quegli anni. Pur tra alti e bassi. Nel 1980 la Nazionale disputa i campionati europei in casa, per cui è qualificata di diritto. L’evento è ormai caduto nell’oblio delle patrie memorie calcistiche ed anche sul momento non genera particolare entusiasmo. L’Italia arriva quarta. Non raggiunge la finale ampiamente alla sua portata per peggiore differenza reti nei confronti della sorpresa Belgio. Prende solo un gol, nella finale per il terzo posto, ma ne segna la miseria di due, evidenziando problemi nella fase offensiva. Per la cronaca, il titolo europeo va alla Germania Ovest.

Naranjito, mascotte dei mondiali '82 -fonte solobari.it

Naranjito, mascotte dei mondiali ’82 -fonte solobari.it

Il mondiale del 1982 è il primo a 24 squadre, per cui le qualificazioni diventano meno drammatiche. Fra le europee, passano due squadre per girone. Sorteggiata in un gruppo di media caratura, l’Italia chiude di fatto il discorso già sul finire del 1980. Batte nell’ordine Lussemburgo, Danimarca, Jugoslavia e Grecia, tutte per due a zero. Poi però, tra il 1981 ed il 1982, qualcosa si inceppa.

Sono gli anni che seguono lo scandalo del calcio-scommesse, anni di un calcio nazionale in difficoltà. Le squadre di club giocano un ruolo marginale a livello internazionale, per quanto il grande risveglio sia lì dietro l’angolo. Già al secondo turno, stagione 1981/82, tutte le italiane sono fuori dalle coppe europee. Nel giugno ’81 l’Italia perde malamente tre a uno contro la Danimarca, squadra non irresistibile all’epoca, benché in ascesa. Giunge ai mondiali, come già detto, senza aver vinto una partita nell’anno in corso. L’ultima amichevole prima dell’esordio è una striminzita vittoria per uno a zero contro il Braga, neopromossa nel campionato portoghese. Le possibilità di fare bella figura paiono ridotte al lumicino.

L’Argentina è qualificata al mondiale in quanto detentrice del titolo. Si avvicina alla rassegna iridata con una serie di amichevoli le quali danno per lo più un esito positivo. Nel 1979 ha disputato una coppa America piuttosto deludente ed è stata subito eliminata. Proprio in quell’anno, però, si verifica per la seleccion l’evento più importante del periodo. L’Argentina vince i mondiali giovanili in Giappone, battendo in finale l’Unione Sovietica per tre a uno. Nell’occasione gli argentini mettono in mostra tutta una serie di promettenti talenti, fra cui Calderon, Diaz, Barbas, e, più di tutti, l’immenso Diego Armando Maradona.

QUALI SPERANZE PER GLI AZZURRI?

Per il mondiale spagnolo è stata escogitata una formula inedita: dopo i gironi iniziali, le dodici qualificate vengono divise in altri quattro gironi da tre. Passa la prima di ognuno, che va in semifinale, ad eliminazione diretta. Bene, Italia ed Argentina finiscono nello stesso gruppo, mentre la terza squadra è il Brasile. Non è un girone della morte. È il girone della morte, per antonomasia. Le tre nazionali insieme fanno sei titoli mondiali, su appena undici sino a quel momento disputati. Sono tre delle prime quattro classificate del mondiale precedente, e ci sono i campioni in carica. Non solo, ma ciascuna delle tre squadre può mettere in campo una delle migliori formazioni della propria storia. Se qualcuno sostenesse che sono le migliori selezioni italiana, brasiliana ed argentina di sempre, si potrebbe discuterne, ma non andrebbe troppo distante dalla verità. Chi ho il piacere di intrattenere con questi articoli può rendersi conto che ho una certa passione per quanto accadde al Sarria di Barcellona tra il 29 giugno ed il 5 luglio del 1982.

L’Argentina non ha giocato una prima fase eccezionale. Ha perso il match d’esordio contro il Belgio, ma si è ripresa autorevolmente contro Ungheria ed il debole El Salvador. L’Italia invece arriva alla seconda dopo un girone piuttosto insoddisfacente, gravata da tutti gli sfavori del pronostico e segnata da una violenta ed avversa campagna stampa. Tanto per dire, la mattina della partita contro la seleccion un articolo de La Stampa si esprime in questi termini:

La differenza di valori in campo sembra abissale e quasi viene da chiedersi se non sarebbe addirittura il caso di non esporsi alla figuraccia.

Zozz e Bearzot - fonte giornaledibrescia.it

Zoff e Bearzot – fonte giornaledibrescia.it

E non è neanche il peggio di quanto si legge. Alcuni commenti sfiorano l’insulto personale e denotano un livello di accanimento intollerabile. Poi, compaiono addirittura delle interrogazioni parlamentari sui premi promessi ai giocatori italiani. Stanchi di tutti ciò, i giocatori della nazionale, prima dell’avvio della seconda decisiva fase, annunciano il silenzio stampa. Parlerà solo il capitano Zoff. Una decisione mai vista ed una rottura profonda con la stampa nazionale. Si narra di insulti urlati in direzione della tribuna stampa dopo le vittorie con Argentina e Brasile da parte dei giocatori. Il mondiale ’82 è uno spartiacque nella storia del giornalismo calcistico. La sproporzione fra le critiche rivolte alla squadra ed il trionfo sul campo fu troppo evidente per non lasciare tracce. Dopo quell’evento, l’abitudine di rivolgere attacchi così violenti alla nazionale si attenuò notevolmente.

C’è comunque da dire che, per quanto l’Italia non avesse mostrato grandi prestazioni, il girone iniziale non era da buttare via completamente. Ed il girone era tutt’altro che facile. Gli azzurri giocano una buona partita con la Polonia, che finirà la competizione al terzo posto. Chiudono inoltre un discreto primo tempo contro il Perù, all’epoca una valida compagine. Però calano nettamente nel secondo tempo. Anche l’incontro con il Camerun, rappresentante dell’emergente calcio africano, è un po’ scarsino. Alla fine sono tre pareggi.

LE SQUADRE

Le squadre sono parecchio simili a quelle scese in campo nei mondiali 1978. Questo a dimostrazione che le nazionali di Menotti e Bearzot hanno rappresentato due fra i più grandi cicli di sempre per l’Argentina e per l’Italia. I selezionatori, dunque, sono gli stessi. E’ la prima e l’unica volta che accadrà nel corso della serie.

La nazionale italiana si basa sempre sul blocco Juventus. Dunque, Zoff in porta, Gentile, Scirea e Cabrini in difesa, Tardelli a centrocampo, Paolo Rossi in attacco. C’è inoltre Antognoni, anch’egli fra i titolari già al mondiale precedente. Poi, alcune novità: Bruno Conti, autore di un mondiale strepitoso, al posto del declinante Causio; Collovati come difensore centrale; Oriali a centrocampo e Graziani seconda punta, anziché Bettega, infortunatosi gravemente durante la stagione. Sempre rispetto a quattro anni prima, nel corso del torneo l’Italia si presenta più chiusa, meno propensa a gestire il gioco. Mostra però contrattacchi veloci ed una spiccata capacità di creare occasioni pericolose. Fonda innanzitutto la sua forza sul portiere e sulla difesa, su difensori però in grado di giocare con grande tecnica come Cabrini e Scirea. Trova per la strada l’esplosione di Paolo Rossi. Ma costruisce il suo trionfo, come spesso accade, sulle grandi capacità del suo straordinario centrocampo, sia in fase difensiva che in attacco.

I biancocelesti si presentano ancora con una squadra molto votata all’attacco e si schierano in campo con il solito 4-3-3. Portiere, difesa e centrocampo sono identici alla formazione tipo del 1978. Kempes parte dietro gli attaccanti, ma svaria e si spinge in avanti alternandosi con Maradona, il quale è mobilissimo. Bertoni e Diaz partono dall’esterno. Mario Kempes non è più al livello esplosivo di prima, però Passarella è cresciuto ulteriormente. Dal canto suo, Maradona è già una stella di primo livello nel firmamento del calcio internazionale. L’Argentina è una squadra temibilissima. Nessuna sorpresa se fosse riuscita bissare nel 1982 il titolo vinto quattro anni prima.

Prima dell’incontro, come riportato da Gianni Brera, il grande Menotti dichiara che il gioco dell’Italia è rimasto fermo a cinquant’anni prima. Ma stà buono, Menotti, che le hai già prese una volta…

POMERIGGIO DI FUOCO AL SARRIA

Il 29 giugno del 1982 era un pomeriggio torrido, sia allo stadio Sarria di Barcellona che in Italia. Me lo ricordo pure io, giuro, che all’epoca avevo cinque anni. Mi ricordo in maniera nitida che quel pomeriggio mi era stato permesso di stare a torso nudo in casa. Interpretando la psiche delle madri italiane, questo significa che se non c’erano almeno quaranta gradi, poco ci mancava. Nonostante il caldo, l’incontro è molto intenso dal punto di vista agonistico, colmo di scontri rudi e di aggressività. Non so quanto possa definirsi bello. Senza dubbio, è molto teso, vista la posta in palio e la difficoltà del girone.

Una chiave di lettura, passata alla storia, è la ferrea marcatura di Gentile su Maradona. Il pibe de oro, braccato dal difensore azzurro ovunque, incide ben poco sulla partita. Aggiungo che Oriali limita decisamente le giocate di Ardiles, cervello degli argentini. Altri elementi che peseranno sull’esito dell’incontro, saranno il ruolo del centrocampo italiano e le amnesie difensive argentine. Qualche attenzione in più alla fase di copertura Menotti poteva darla, già che c’era. Ma andiamo con ordine.

Il primo tempo è combattutissimo ma avaro di emozioni. L’Argentina pare più attiva, ma non eccessivamente. Sfrutta di più il pressing, soprattutto sul finale, mentre l’Italia gioca di rimessa. Le azioni più incisive arrivano da calci piazzato; i portieri non corrono però grossi pericoli. Si ricordano in particolare le botte fra i giocatori, le proteste, le sceneggiate. I gialli sventolati dall’arbitro Rainea, romeno, sono ben cinque.

Fase di gioco - fonte soccermond.com

Fase di gioco – fonte soccermond.com

Nella ripresa la musica cambia. L’Italia prende subito in mano il gioco e va al tiro più volte. Tardelli impegna da quasi quaranta metri Fillol, bravo a togliere il pallone dall’angolino. Il centrocampo azzurro ha il controllo attraverso Tardelli, Conti ed Antognoni. Su quest’asse nasce il gol del centrocampista juventino, al termine di una veloce azione centrale, con i giocatori in sovrapposizione continua.

Uno a zero per noi e nuovo ribaltamento. Ora è l’Argentina a fare la partita e schiaccia l’Italia nella sua area, creando enormi pericoli. Bertoni colpisce di fatto da solo, di testa, ad un paio di metri dalla porta, ma è centrale e Zoff blocca. Passarella impegna di testa Zoff, che si esibisce in un intervento magnifico. Punizione ancora di Passarella, ed ancora parata di Zoff; punizione di Maradona, magistrale, sul palo.

Nel momento migliore degli avversari, l’Italia riesce a raddoppiare. Graziani dalla destra lancia Rossi in mezzo. La difesa argentina è completamente in barca, sbilanciata, fuori posizione, altissima, tanto che Rossi si fa venti metri da solo. Poi però tira sul portiere. Recupera Conti che porta a spasso Fillol, finta, palla indietro a Cabrini, tiro, rete. Due a zero, incredibile.

Partita chiusa, è una botta troppo pesante per loro. Nel finale l’Italia sfiora più volte il terzo gol che manca per assenza di precisione, in particolare Conti ha una grande occasione sui piedi. Segna invece l’Argentina, e tutte le volte che rivedo il gol mi chiedo se c’è qualcosa che mi sfugge. Suggerimenti sono bene accetti. Di fatto, l’arbitro sta facendo arretrare la barriera; Zoff sta dando indicazioni sulla posizione; senza aspettare il fischio, Passarella tira e infila la porta. Gol. Ma è normale? Boh. Poi c’è l’espulsione di Gallego, altro episodio degno di nota. L’argentino, appena ricomincia il gioco dopo il gol, rifila un calcione tremendo a Tardelli, a pallone lontano e con l’arbitro a tre metri. Pare uno di quei giocatori di provincia, delle serie dilettanti, che si fanno espellere apposta per farsi squalificare perché la domenica dopo devono uscire con la fidanzata. Ironia a parte, la frustrazione degli argentini è evidente.

Comunque, morale della favola, Italia batte Argentina due a uno. Inizia la gloriosa cavalcata azzurra.

ITALIA: TERZO TITOLO MONDIALE

Una volta battuta l’Argentina cambiarono molte cose. Perché i brasiliani ci avevano visti, ed io mi accorsi all’ingresso in campo che ci temevano. Ed avevano ragione.

Azzurri in trionfo - fonte calcioalpallone.com

Azzurri in trionfo – fonte calcioalpallone.com

dichiara Marco Tardelli. E pensare che, guardando le immagini dell’incontro, sugli spalti c’erano parecchi brasiliani esultanti per la vittoria italiana. Erano convinti che l’autentico ostacolo per i verdeoro sulla strada verso il titolo fosse l’Argentina. Il Brasile sconfigge i biancocelesti tre a uno, ma sbatte poi contro l’Italia in un incontro mitico. L’Italia sconfigge poi la Polonia in semifinale, la Germania Ovest in finale ed è campione del mondo.

Il mondiale di Spagna segna la fine dell’esperienza di Luis Cesar Menotti come ct dell’Argentina. Verrà sostituito da Carlos Bilardo. Per quanto ci riguarda, invece, gli azzurri diventano da allora e per sempre gli eroi del mundial  ’82 Pare così di aver rimesso in riga una volta per tutte i nostri parenti sudamericani. Seconda vittoria consecutiva ai mondiali, ma soprattutto terzo titolo iridato da mettere in bacheca. Sembra, ma non è così.

29.06.82  (17.15) Barcelona, Estadio Sarria
Italia-Argentina 2-1
Reti: 1:0 Tardelli 55, 2:0 Cabrini 67, 2:1 Passarella 83
Italia: Zoff (c), Gentile, Collovati, Scirea, Cabrini, Oriali (76 Marini), Conti, Tardelli, Antognoni, Rossi (81 Altobelli), Graziani
Argentina: Fillol, Olguin, Galvan, Passarella (c), Tarantini, Gallego, Ardiles, Maradona, Bertoni, Kempes (59 Valencia), Diaz (59 Calderon)
Arbitro: Rainea (Romania)

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